MILANO E LA PESTE

Non che i tempi moderni siano troppo migliori, a quanto pare. Ma a Milano si visse una delle epidemie più terrificanti della storia: la peste del 1630 avvolse la città in una nube di panico e morbo, che verrà come tutti sanno (perché lo saprete anche voi, ne siamo certi) raccontata da Alessandro Manzoni nel suo capolavoro (del quale conoscete il titolo, VERO?).

Inutile dirlo, Milano ne rimbalzò brillantemente, costruendo poi i propri fasti sulla capacità di reagire e rigenerarsi continuamente. Fanno però specie alcuni racconti che si rincorrono su quella che doveva essere la realtà del tempo, quando le credenze popolari, la paura e spesso l’ignoranza portarono ad avvenimenti incredibili e inquietanti.

La statua alla Colonna Infame

Via Gian Giacomo Mora, Milano, MI, Italia

Già nel 1630 si intravedeva uno dei grandi classici della cultura italica: la ricerca del capro espiatorio. A Milano era un delirio, ci si strappava abiti e capelli per mettersi in salvo da un nemico invisibile, eppure c’era il tempo per prendersela con chi si riteneva responsabile dell’epidemia. Fu alla fine inchiodato (letteralmente, date le torture) ingiustamente Gian Giacomo Mora, un barbiere che in realtà aveva realizzato un unguento per proteggere dalla peste; la lozione fu invece intesa come foriera del male, e il povero Mora, accusato di essere untore, fece una pessima fine. Venne condannato a morte, la sua bottega rasa al suolo e al suo posto eretta una colonna che ne ricordasse le presunte malefatte, come monito per chiunque pensasse di ripeterle. Milano però non dimentica, nel bene e nel male; nel 1778 la colonna fu demolita, e nel 2005, esattamente di fronte a dove si trovava il negozio di Mora, venne posta una scultura di bronzo firmata da Ruggero Menegon, che in qualche modo ricorda la colonna stessa, come simbolo di scuse di una città che anche se dopo secoli, ha riconosciuto i propri errori.

Cà di Tencìtt

Via Laghetto, 2, 20122 Milano, MI, Italia

La casa degli sporchi, in dialetto. Tencìtt era il termine dispregiativo con cui venivano additati i carbonai della Fabbrica del Duomo, che nel quartiere aveva uno degli scali più brulicanti; e questo palazzo era di fatto il dormitorio degli operai. Quando la peste strinse Milano nella sua morsa, gli abitanti di Cà di Tencìtt non ne furono minimamente sfiorati: si gridò al maleficio, tanto da ritenere che nello stesso stabile vivesse in realtà una strega a tutela dei poveretti. E a noi piace pensare fosse davvero così, ma la scienza squarcia il velo: il carbone che riempiva l’aria e le case della zona finì per fungere da coltre protettiva contro il morbo, e i carbonai sopravvissero brillantemente. Loro però non lo sapevano, e per questo il loro portavoce fece realizzare un affresco da dedicare alla Madonna, che venne ritenuta artefice della protezione: su un lato del palazzo, oggi occupato da un ristorante, il dipinto è ancora visibile, per quanto rovinato. Probabilmente sopravvissuto grazie alla stessa strega di sempre.

Il Palazzo del Diavolo

Corso di Porta Romana, 3, Milano, MI, Italia

Il buon Marchese Ludovico Acerbi, che oltre a essere nobile fu anche esponente politico ammanicato con gli spagnoli, se ne tornò bel bello a Milano nel 1600, e le leggende dicono ci rimase mentre l’Europa veniva dilaniata dai bubboni. In soldoni, dell’epidemia, il nostro se ne fregò alla grandissima. Non solo acquistò un intero palazzo, abbellendolo con temi barocchi: si dice inoltre che organizzasse feste faraoniche in barba all’igiene latente dell’epoca, e si facesse vedere mentre girava in carrozza con servitù in abiti di seta e cavalli bardati, mentre tutto intorno era un disperarsi e un isolarsi. E tutto sommato non dava fastidio a nessuno, ma qualcuno iniziò a paventare scenari grotteschi: pare infatti che nemmeno uno degli invitati ai balli di Palazzo Acerbi abbia poi contratto la peste, figurarsi il suddetto Marchese, che venne presto etichettato come la reincarnazione del Diavolo. In realtà, Acerbi morì nel 1622, ben prima che la peste raggiungesse i suoi momenti peggiori. Sarà, non sarà: ma quelle maschere all’ingresso del portone la dicono lunga…

NB: sulla facciata di Palazzo Acerbi si nota una palla di cannone inesplosa e incastonata. Leggete qui per saperne di più.

I resti del Lazzaretto

Via San Gregorio, 5, Milano, MI, Italia

Dato che Milano non ha mai voluto farsi mancare nulla, quella del 1630 fu solo la più nota e grave delle epidemie in città. Già nei primi decenni del ‘500 si erano verificate ondate di peste a fare danni piuttosto severi; per questo motivo, si decise di costruire un Lazzaretto, una sorta di mini quartiere isolato dove contenere i malati o i presunti tali. Nel progetto originale si parlava di duecento camere singole, con tanto di fori per aerazione, camino e latrina, un’idea di certa avanguardia per l’epoca, che andò realizzandosi ed evolvendosi per tre secoli, fino alla definitiva demolizione nel 1890. Il Lazzaretto è stato un simbolo della storia di Milano, testimonianza dell’inventiva e della forza reattiva della popolazione e dei suoi reggenti: si trovano ancora alcuni resti originali sparsi per la città, il meglio conservato dei quali è oggi parte portante di una chiesa ortodossa, quella di San Nicola (di fronte alla quale ci sarebbe un baretto non da ridere).

Per i romantici: è nel Lazzaretto che Renzo e Lucia, nei Promessi Sposi, si reincontrano dopo le loro disavventure.

Il cortile di Palazzo Marietti

Piazza San Sepolcro, 2, Milano, MI, Italia

Nel corso dei secoli, dopo la dismissione di fine Seicento, il Lazzaretto fu adibito a vari scopi: da cortile di festeggiamenti a sede di Dipartimenti Universitari, fino all’utilizzo delle camere come veri e propri dormitori per operai e meno abbienti. Nel 1882, ormai di proprietà della Banca di Credito Italiano, fu definitivamente destinato alla demolizione (il terreno su cui sorgeva verrà sezionato e usato come fondo per costruzioni popolari).

Per farla breve, fu possibile prelevare autonomamente interi pezzi di quello che fu il porticato del Lazzaretto, al momento dell’addio: famiglie come i Bagatti Valsecchi o i Borromeo custodirono spezzoni di un certo rilievo nelle proprie abitazioni. Uno di questi tratti, per la precisione composto da quattro arcate con frontone annesso, è oggi conservato nel cortile di Casa Marietti, imponente palazzo cinquecentesco nel centro delle Cinque Vie di Milano.

L’accesso al cortile di Casa Marietti è consentito previo permesso di custode e amministratore, ma non è possibile scattare fotografie. 

 

Il Tabernacolo del Fopponino

Piazzale Aquileia, Milano, MI, Italia

Ogni lato della città, per ovvi motivi, fu fornito di un cimitero autonomo (Foppa, ovvero fossa, tanto che sia in zona Moscova che in zona Solari esistono vie con questo nome). Provate a immaginare lo stato disastroso e tragico di un territorio in cui non era possibile respirare, vivere, toccarsi. Se ne trovava uno in Porta Vercellina, il cui ingresso è oggi ancora visibile con il suo severo messaggio da brividi: Ciò che sarete voi noi siamo adesso / Chi si scorda di noi scorda se stesso.

Massimo Troisi avrebbe risposto, probabilmente, “Mo’ me lo segno”.

La Rotonda della Besana

Via Enrico Besana, 12, Milano, MI, Italia

Anche la stupenda Rotonda della Besana era un cimitero, addirittura uno dei più congestionati: fu infatti costruita 1695 e 1697, su espressa richiesta dei cittadini, esasperati dalle esalazioni delle varie fosse urbane. La Rotonda fu di fatto un sepolcreto coperto, con tanto di costruzione sacra per ultime unzioni e preghiere, e fu collegata all’Ospedale Maggiore tramite una sorta di via preferenziale, che arrivava a un ponte dal quale si accedeva al nosocomio. Di quel ponte è rimasta solo la porta d’accesso, la Porta della Meraviglia, in corrispondenza dell’ingresso alla Ca’ Granda.

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Colibrì

culturale, easy, vintageVia Laghetto, 9/11, Milano, MI, Italia
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Flow

easyPiazza Borromeo, 5, Milano, MI, Italia
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Lacerba

easy, vintageVia Orti, 4, Milan, Metropolitan City of Milan, Italy
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The Spirit

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pettinatoVia Piacenza, 15, Milan, Metropolitan City of Milan, Italy
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Barba

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easyVia S. Gregorio, 40, Milan, Metropolitan City of Milan, Italy
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Raboucer

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easy, vintageVia Gian Giacomo Mora, 3, Milan, Metropolitan City of Milan, Italy
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Cape Town

easy, vintageVia Vigevano, 3, Milano, MI, Italia

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MILANO IN GIARDINO

Sarà di certo più ridotta nelle dimensioni, rispetto alle altre metropoli europee cui viene spesso paragonata, eppure Milano non manca davvero di nulla. Per ogni momento della giornata, sia essa stressante o serena, piena o pigra, attesa o maledetta, ci sarà un luogo della città adatto a essere visitato.

Alcuni di questi vanno bene sempre. Tra palazzi storici e angoli di bellezza nascosta, si scorgono infatti dei giardini che sembrano bolle di tranquillità dove potersi rifugiare se tutt’intorno è troppo veloce, ritagliare uno spazio se invece si ricerca solo silenzio. E molti di questi scorci di quiete portano con sé storie inaspettate.

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MILANO AL MUSEO

Per gioco, per amore o per interesse personale, ciascuno di noi ha probabilmente provato, almeno una volta nella vita, a coltivare una collezione. La sensazione di portare avanti e custodire una raccolta, che sia monotematica o varia, alimentandola per consegnarla forse ai posteri. E magari sarà durata molto meno di quanto ci saremmo aspettati o avremmo desiderato.

Milano racchiude invece una serie di musei, fondazioni, collezioni private di totale unicità: dalle raccolte di famiglie nobili, agli studi di designer e architetti che hanno tramandato le loro idee e i loro progetti, fino alle pietre miliari della cultura della città o a veri e propri luoghi di riflessione e contemplazione, artistica o introspettiva. Che si tratti di quadri, oggetti o anche solo memorabilia, l’intera città è disseminata di occasioni per conoscere più a fondo animi preziosi. Basta solo trovare la porta giusta.

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MILANO TRA I CORTILI

Passeggiare per le strade di Milano può rivelarsi una straordinaria caccia al tesoro. Fondata dai Romani, del cui Impero d’Occidente fu capitale, divenne poi centro culturale ed economico di un certo rilievo nel periodo Rinascimentale. Con il passare dei secoli, le nuove costruzioni si sono sovrapposte alle antiche, come spesso succede nelle città ricche di storia, senza però per fortuna cancellarle del tutto. 

Gli ariosi vialoni, o le strette stradine: ogni arteria di Milano potrebbe riservarvi sorprese di incredibile bellezza, se solo saprete dove andare a cercare. I portoni più anonimi potrebbero essere scrigni di ricchezza impensabili, e chiedere il permesso a un custode potrebbe essere un lasciapassare per un viaggio nel passato. A ridosso di chiese e monasteri, all’interno di abitazioni nobiliari, o semplicemente al centro di condomini privati: i cortili e i chiostri di Milano raccontano di vite trascorse, che ancora oggi fanno sognare. 

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MILANO E I SUOI PALAZZI

Lo sfarzo di sale affrescate, l’emozione di cortili e portici ad archi, le storie intrise di leggenda che hanno visto famiglie potenti intrecciarsi con sovrani e popolani. Milano fu centro di estrema importanza nel commercio e nella società fin dal MedioEvo, e regnanti e ricchi non persero tempo a costruirsi palazzi che ne dimostrassero l’importanza.

Scoprite allora un itinerario che vi porterà in giro per gli edifici storici, che in passato furono abitati da stirpi di valorosi, spesso poi caduti in rovina; altri ancora sono ancora di proprietà degli eredi, che con più cognomi e più interessi oggi dedicano i propri spazi privati alla valorizzazione della bellezza e del lavoro degli artisti moderni.

Perdetevi nelle immense sale da ballo, arrampicatevi sugli scaloni d’onore, percorrete i corridoi tappezzati per rivivere le atmosfere di tempi che furono, quando la brama di potere e il desiderio di cultura si fondevano in una sola, affascinante e pericolosa energia. E magari potrete chiedervi come sarebbe stato, se a vivere in quei giorni foste stati voi.

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MILANO DEI MIRACOLI

Lacrime, apparizioni, guarigioni: l’appiglio per chi crede e non ha null’altro, il dubbio per chi vuole capire di più, quando da capire c’è forse nulla. Miracoli a Milano si sono visti sin dai tempi della sua fondazione, e nel corso dei secoli le storie si sono moltiplicate.

I protagonisti sono stati dei più disparati: operai zoppi, poveri buoi, parroci con il mal di gola. A volte è un atto di speranza, altre la speranza di un atto. E anche per chi proprio non concepisce la possibilità di avvenimenti superiori, magari è una buona idea far visita in questi luoghi. Non si sa mai che si possa cambiare opinione.

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MILANO E LEONARDO

L’Uomo Universale, il genio che dipinse, scolpì, costruì, progettò, sconvolse e vide oltre. Leonardo da Vinci a Milano sostò eccome (1482-1499), in una finestra di vita che gli bastò per realizzare giusto una manciata di opere destinate a segnare la cultura dell’umanità. Ci era arrivato in realtà come messo, inviato da Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze, per omaggiare Ludovico il Moro con il suono di una lira progettata da Leonardo stesso (perché sì, era anche un più che discreto musicista). Rimase in quella che allora era una delle più popolose città d’Europa per dodici anni: l’assurdo capolavoro del Cenacolo rimane senza dubbio la traccia più celebre del suo passaggio qui, ma da Vinci ha disseminato per Milano svariati tasselli che contribuiscono a comporre il rompicapo della sua vita.