MILANO E I SUOI PALAZZI

Lo sfarzo di sale affrescate, l’emozione di cortili e portici ad archi, le storie intrise di leggenda che hanno visto famiglie potenti intrecciarsi con sovrani e popolani. Milano fu centro di estrema importanza nel commercio e nella società fin dal MedioEvo, e regnanti e ricchi non persero tempo a costruirsi palazzi che ne dimostrassero l’importanza.

Scoprite allora un itinerario che vi porterà in giro per gli edifici storici, che in passato furono abitati da stirpi di valorosi, spesso poi caduti in rovina; altri ancora sono ancora di proprietà degli eredi, che con più cognomi e più interessi oggi dedicano i propri spazi privati alla valorizzazione della bellezza e del lavoro degli artisti moderni.

Perdetevi nelle immense sale da ballo, arrampicatevi sugli scaloni d’onore, percorrete i corridoi tappezzati per rivivere le atmosfere di tempi che furono, quando la brama di potere e il desiderio di cultura si fondevano in una sola, affascinante e pericolosa energia. E magari potrete chiedervi come sarebbe stato, se a vivere in quei giorni foste stati voi.

Palazzo Marino

Piazza della Scala, 2, Milano, MI, Italia

Nel 1558, Tomaso Marino era forse l’uomo più ricco di Milano. Genovese, era arrivato in città come mercante di pesce e di sale (materia prima enormemente preziosa al tempo), e si era poi adoperato come banchiere dei regnanti spagnoli, che gli conferirono numerosi incarichi come senatore ed esattore delle tasse. Tanto rispettato quanto temuto (aveva alle sue dipendenze un nugolo di brutti ceffi autorizzati a girare armati), per certificare il suo status, chiese allora all’archistar del tempo Galeazzo Alessi di realizzargli un palazzo, dove abitare con la famiglia e ricevere ospiti.

I lavori iniziarono e non andarono neanche troppo male, fino alla morte di Marino novantasettenne, paradossalmente divenuto quasi indigente: i conti con gli spagnoli non tornavano, i debiti superavano di gran lunga i crediti (per quanto, dopo la morte, si scoprì non fosse così), e per questo l’Alessi non poté essere pagato. Il palazzo rimase incompleto, poi rimaneggiato e ripreso nei tre secoli successivi (passò al nobile Carlo Omodei, poi divenne sede del Dazio), fino al 1861, anno dell’Unità d’Italia in cui Palazzo Marino venne eletto come sede del Comune di Milano. E lo è tutt’oggi.

È visitabile gratuitamente, ed è un’ora che vale assolutamente la pena trascorrere: un intreccio di sale maestose, da quella delle Tempere con dipinti originali del 1670, a quella dell’Orologio, passando per la strabiliante Sala degli Arazzi, con tappezzeria fiamminga del ‘600 senza soluzione di continuità. La Sala Verde è dedicata all’ex Presidente del Consiglio Giovanni Marra, scomparso prematuramente nel 2004: qui pare sia nata Maria de Leyva, nipote di Marino, poi consegnata alla storia come Monaca di Monza. Sontuosa la Sala Alessi, che fu Salone delle Feste del Palazzo: pavimento in marmo di Candoglia (lo stesso usato per la costruzione del Duomo), affreschi, frontoni e due enormi busti che rappresentano Marte e Minerva. Un sogno, a portata di mano per tutti, ma conosciuto da pochissimi.

Palazzo Giureconsulti

Piazza dei Mercanti, 2, Milano, MI, Italia

Uno degli edifici che più hanno segnato la storia di Milano, pur rimanendo nel complesso silenzioso e lontano dai riflettori. Palazzo Giureconsulti è da secoli un centro nevralgico per la vita socioeconomica della città: fu costruito dall’architetto Vincenzo Seregni nel 1562 per volere addirittura del Papa, Pio IV, che volle ospitare il Collegio dei Notai (custodi e interpreti delle leggi) e decise di inglobare nella nuova costruzione la vecchia torre con l’orologio, che risale al 1272.

Era il campanile che annunciava gli avvenimenti salienti in città: coprifuoco, feste, esecuzioni, arrivo di ospiti nobili, e così via. Oggi non suona più, ma su richiesta è possibile visitarne il retro, lo scheletro di fatto, e ammirarne la costruzione complessa. Il Palazzo, che nel 1806 divenne la prima Borsa di Milano,  è stato recentissimamente riaperto al pubblico (è il nuovo quartier generale di Yes Milano), e all’interno mantiene alcune chicche meritevoli di un’occhiata: la Sala Colonne (pressoché originale, ovviamente restaurata), la Sala Parlamentino, con i meravigliosi banchi di legno massiccio e i resti romani al piano interrato.

Palazzo Serbelloni

Corso Venezia, 16, Milano, MI, Italia

Mercanti, uomini di legge, nobili. La famiglia Serbelloni, che pare derivi da un certo Ser Bello, noto a Vimercate nel XIV secolo, divenne dal ‘500 in avanti una delle più potenti e apprezzate di Milano. Alla oculata gestione delle ricchezze affiancarono maestria d’intelletto e di armi, intessendo rapporti profondi con i regnanti dell’epoca, vuoi per matrimoni connessi o soltanto per attestati di stima ricevuti. Gabrio Serbelloni (cui è intitolata una via che custodisce un segreto da ascoltare) fu ad esempio generale per l’Impero e per il Pontefice nel ‘600, forte del rapporto privilegiato con la famiglia dei Medici.

Duecento anni dopo, il discendente Gian Galeazzo Serbelloni arrivò addirittura ad essere membro del Direttorio della Repubblica Cisalpina, una delle sorelle volute da Napoleone Bonaparte a fine ‘800 a suggello della Campagna d’Italia. Proprio il basso e geniale corso fu ospitato dal Serbelloni nel suo omonimo palazzo, terminato nel 1793, poi pressoché sventrato per metà durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale: oggi è ancora parzialmente abitato dagli eredi della famiglia. Una buona fetta degli ambienti interni sono occupati dalle più note aziende di moda, consulenza, arte, ma il piano nobile è visitabile grazie allo straordinario lavoro della Fondazione Serbelloni, voluta dalla famiglia stessa nel 2010 per valorizzare il palazzo.

In pieno centro, in Corso Venezia, l’ingresso è su uno spazio anteriore affrescato e intrecciato in un porticato a volta, dove sono conservati anche resti romani del I secolo. Strabiliante è il salone da ballo al piano superiore, il primo di tre sale consecutive che nei loro spazi squadrati esplodono in un trionfo di specchi, quadri, pavimenti d’epoca. Nell’ultima stanza si può rimanere minuti interi con il naso all’insù, per godere dell’unica traccia del passaggio a Milano di Francesco Podesti, allievo del Canova.

Palazzo Isimbardi

Via Vivaio, 1, Milano, MI, Italia

Oggi sede della Città Metropolitana di Milano, Palazzo Isimbardi prende il nome dai marchesi che lo abitarono dalla fine del ‘700, ma risale a un abbondante paio di secoli prima. Fu costruita dai Marchesi Pallavicino nel 1497, nel periodo Sforzesco, per poi passare ai Conti Taverna prima, e ai Conti Lambertenghi poi. I proprietari più longevi furono appunto gli Isimbardi (1775-1908), che cedettero l’immobile all’industriale dell’acciaio Tosi, cui poi succedette definitivamente il Comune di Milano, che nel 2015 è divenuto Città Metropolitana. È aperto per visite una volta al mese (si prenotano gratuitamente sul sito), e per quanto un tantino freddo all’ingresso (è la parte ultimata nel 1942, di chiaro stampo fascista, peraltro bombardata praticamente mezz’ora dopo l’inaugurazione) rivela all’interno delle bellezze strepitose.

Innanzitutto il cortile d’onore, con il colonnato originale e le quadrelle sul pavimento realizzate in marmo di Candoglia (lo stesso usato per il Duomo); si accede poi allo scalone d’onore, alla cui sommità sono affisse due tele di autore ignoto, che raccontano vicende della famiglia Isimbardi. Si entra poi in una piccola sala detta dei Mappamondi, per la presenza di due globi intarsiati (stupendi), prima di poter raggiungere il gioiello vero e proprio: la Sala della Giunta (tutt’oggi usata per le riunioni della Provincia), sul cui soffitto troneggia una tela di Gianbattista Tiepolo. Sei metri per otto, a raffigurare una continua serie di allegorie a virtù, vizi, fortitudini e debolezze. Da tagliare il fiato.

Nel giardino interno si trovano anche i resti di due bunker, pare utilizzati da Mussolini per la sua ultima fuga.

Palazzo Turati

Via Meravigli, 7, Milano, MI, Italia

Bombardato e quasi del tutto distrutto durante il tremendo agosto del ’43, Palazzo Turati è di nuovo lì a splendere fiero, con la facciata neorinascimentale che fa da custodia ad ambienti ben più dinamici e leggeri di quanto non si possa pensare dall’esterno. Oggi è infatti sede della Camera di Commercio di Milano, ed è alle sue spalle che si può accedere ai resti del Teatro Romano di Milano.

Fu voluto dai fratelli Francesco ed Emilio Turati, conti lombardi dediti alla produzione e al commercio del cotone: in origine il palazzo, avviato nel 1878, dove appunto ospitare i magazzini nelle fondamenta (circa venti metri di profondità), le fabbriche e gli uffici al pian terreno e gli appartamenti della famiglia al piano nobile e superiori. Fu realizzato su progetto di Enrico Combi, nome tutt’altro che nuovo dell’ingegneria locale, già protagonista nei Giardini di Porta Venezia e in altre importanti opere urbane della regione.

Le sale affrescate e gli interni sono adibiti a spazi per eventi, manifestazioni, corsi e congressi: al primo piano, pressoché sconosciuta ai più, si può ammirare una strepitosa vetrata di Cristoforo de Amicis, maestro della corrente chiarista (oltre che pittore, disegnatore, professore): è la Allegoria del Commercio dell’Industria dell’Agricoltura, meraviglioso intreccio di vetri policromi e ferro battuto con cui l’artista volle celebrare la rinascita dell’economia milanese, quando nel 1956 fu chiamato a decorare l’allora (ri)nascente sede della Camera di Commercio.

Palazzo Visconti

Via Cino del Duca, 8, Milano, MI, Italia

San Babila è notoriamente considerato come uno dei ventricoli del business di Milano. Ma tra palazzoni d’uffici e camminata rapida perché l’imperativo è sempre e comunque fatturare, si possono scorgere frammenti di bellezza nascosta e incredibile. In via Cino del Duca, ad esempio, si erge un palazzo che è lì dalla prima metà del Settecento, e nasconde un tesoro impensabile dall’esterno.

Palazzo Visconti fu tirato su per volere di Giuseppe Bolanos, un intellettuale, mercante, politico e uomo a tutto tondo che dalla natía Spagna arrivò a Milano al seguito dei conquistatori. Passò di mano più volte, fino ad arrivare tra le mani dei Visconti di Modrone, una delle famiglie nobili più influenti e presenti della storia di Milano, per poi subire pesanti bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Fu poi ristrutturato ed è tornato tutt’oggi fastoso: da trent’anni sede di Socrea, società d’eventi che mette a disposizione i sontuosi ambienti per ricevimenti e celebrazioni.

L’ingresso si compone d’un cortile imponente, certo, ma non inarrivabile (date piuttosto un occhio qui). Basta salire lo scalone d’onore sul lato destro, però, per raggiungere una serie di stanze che fermano il respiro: il piano nobile è uno scoppio di affreschi impressionanti e ipnotici, con la sala principale attorno alla quale gravitano quattro altre camere comunicanti. Lo scenario ideale per sentirvi come ai grandi balli d’un tempo, almeno per una volta.

Palazzo Landriani

Via Fiori Oscuri, 13, Milano, MI, Italia

Il palazzo diviso a metà. A incrociarlo da via Borgonuovo, si nota perfettamente il dualismo della facciata. Sulla sinistra la parte originale, che risale addirittura al ‘500 quando la famiglia Bossi fece costruire l’edificio, prima di venderlo ai Landriani. A destra la parte seicentesca, più solida.

Appena varcata la soglia, uno stupendo cortile porticato è lì ad accogliervi, con capitelli e quello che resta di una parete un tempo affrescata (le opere si trovano oggi alla Pinacoteca di Brera). All’interno si trova il gioiello nascosto: la Sala del Centenario, con il soffitto affrescato da un ciclo astrologico, arricchito da segni zodiacali e riferimenti siderali. Oggi Palazzo Landriani è sede dell’Istituto Lombardo: nel tripudio di Brera, un salto nel passato fatto di bellezza e quiete.

Palazzo Cusani

Via Brera, 15, Milano, MI, Italia

Quando all’inizio del Seicento la famiglia Cusani, già piuttosto abbiente, entra in possesso di questo lotto di terra in Brera, si tratta in realtà di un agglomerato di case senza criterio né bellezza. Ci pensa quindi Agostino Cusani, nientemeno che diplomatico papale (per questo di ricchezze impressionanti, oltre che di sterminata cultura) a ordinare che si passi a un solo, maestoso edificio; una facciata di estrema eleganza, con colonne e bassorilievi a intrecciarsi le une negli altri, diventa portale d’accesso a una dimora di pregio come poche altre, che per quasi un secolo è teatro di magnifiche feste e serate da ballo. Ebbero di che godere, i Cusani, fino all’avvento del povero Luigi, che invece fu tapino e scialacquatore al tavolo di gioco: tali furono i suoi debiti, da dover vendere l’intero palazzo al Demanio Pubblico nel 1808 (Napoleone e Repubblica Cisalpina erano regnanti).

Palazzo Cusani divenne sede del Ministero della Guerra, poi residenza del generale Radetsky durante le Cinque Giornate di Milano (ancora si notano tre palle di cannone incastonate nelle pareti del cortile interno); oggi conserva l’animo militare, essendo sede del Comando Militare Esercito Lombardia e del Circolo del Presidio dell’Esercito. Ospita inoltre il Circolo Ufficiali, vero e proprio club, che oltre ad annoverare membri dell’esercito è aperto alle iscrizioni dei privati cittadini, previo versamento di una quota annuale. Solitamente inaccessibile, grazie alle giornate del FAI, raramente è anche possibile visitarlo: un’occasione unica per poter ammirare i pavimenti in parquet originali e gli affreschi settecenteschi che pendono dai soffitti, mentre si percorrono le magnifiche sale, una dentro l’altra. E mentre si osservano i mobili di fattura squisita e i fregi tutto intorno i muri, immaginare quanta bellezza e fortuna siano state, in un giro di carte, abbandonate.

Palazzo Sormani

Via Francesco Sforza, 7, Milano, MI, Italia

Oggi sede della omonima Biblioteca, Palazzo Sormani fu costruito dalla famiglia Verri in pieno fervore del Seicento. All’epoca circondato di lussurioso verdeggiare, fu realizzato con entrambe le facciate (fronte e retro) assolutamente identiche, perché la bellezza e l’eleganza dei proprietari fossero sempre evidenti: cosa piuttosto distante dalle abitudini del tempo, per le quali si soleva in realtà richiedere la facciata migliore sul retro, per evitare di mostrare troppo le proprie ricchezze, e di conseguenza pagare più tasse.

La Biblioteca ospita oggi un importantissimo gioiellino culturale: il fondo Stendahliano, che si compone di materiale autografo, o comunque appartenuto o collegato allo scrittore francese, che in Italia visse buona parte della sua vita. Al secondo piano si notano stucchi pavimenti originali, e si trova anche quella che era divenuta celebre come la Sala del Grechetto, che custodiva fino a poco tempo fa ventitré tele del pittore, oggi in restauro. Qualora voleste fare i nerd, chiedete accesso ai depositi, dove sono ancora conservati i macchinari per tagliare le pagine manualmente: poetico, a dir poco.

Palazzo Durini Caproni di Taliedo

Via Durini, 24, Milano, MI, Italia

Como, onnipresente quando si tratta di famiglie benestanti di metà millennio, diede i natali anche a Gian Giacomo Durini, nel 1573. Fu uno scaltro commerciante di seta e oro, che arrivò a fare da banchiere addirittura alle stirpi reali: il Vicerè di Napoli mancò di restituirgli un grosso prestito, ma ciononostante, lasciò in eredità somme ingenti, che i suoi eredi sfruttarono egregiamente.

Gian Giacomo II era il primogenito, e a trent’anni si ritrova a gestire le risorse di una famiglia ormai divenuta potente: riuscì addirittura ad aumentare il blasone della sua casata, e tra il 1646 e il 1648 si fece costruire Palazzo Durini, curando personalmente le opere dipinte all’interno. Chiamò come progettista Francesco Maria Richini, che fu uno degli architetti più influenti nella Milano di quel tempo.

A Gian Giacomo III (fantasia debordante in quanto a nomi di famiglia) si devono invece i restauri del ‘700, che hanno di fatto ultimato il palazzo come lo vediamo oggi. La proprietà passò al noto e controverso Senatore Borletti nel 1922, quando fu richiesto il lavoro del geniale Piero Portaluppi per ulteriori aggiornamenti. Tre anni dopo passò all’ingegnere aerospaziale Gian Battista Caproni.

Danneggiato dai bombardamenti del ’43, fu residenza e primo showroom di Giorgio Armani negli anni ’70, prima di un’ultima fase di restauro durata ben quindici anni, che ha restituito lo splendore del piano nobile ai fasti che merita. Il tripudio di affreschi, su pareti e soffitto, è oggi sede dell’atelier di EDRA, che permette una visita libera per un tuffo nella bellezza del passato.

Palazzo Clerici

Via Clerici, 5, Milano, MI, Italia

Dalla ridente Como, la famiglia Clerici giunse a Milano sulla scia delle immense ricchezze ottenute grazie al commercio della seta, dal ‘500 in avanti. Nel diciottesimo secolo, AntonGiorgio Clerici (che aveva sposato Fulvia Visconti, imparentandosi quindi con i signori di Milano) fece rimodernare il palazzo di famiglia, costruito addirittura nel 1653: finì con il creare una delle abitazioni più vive e ricercate della città dell’epoca, che ancora oggi custodisce un patrimonio di indicibile bellezza.

Per dimostrare il suo status abbiente, Clerici nel 1740 chiamò nientemeno che GianBattista Tiepolo per decorare quella che è stata poi definita Galleria Grande: una salone di ventidue metri, sul cui soffitto è affrescato il viaggio del Carro di Apollo (119 metri quadrati di dipinto), in una serie di allegorie da perdere il sonno. Sulla pareti, inoltre, una serie di arazzi fiamminghi originali, e i lavori di intarsio di Angelo Cavanna.

La visita si svolge una volta al mese, grazie all’impegno dell’Istituto degli Studi di Politica Internazionale (INPI) che ha sede a Palazzo Clerici. È incluso l’accesso dal cortile d’onore, la salita per un sontuoso scalone a tre rampe e il passaggio per il meraviglioso salone da ballo con balconata, che Clerici volle costruire come percorso obbligato per gli ospiti. Fu peraltro l’idea che condannò la famiglia: le spese per la realizzazione delle opere dilapidarono il patrimonio dei Clerici.

Palazzo Borromeo

Piazza Borromeo, 12, Milano, MI, Italia

Qui tenetevi forte. Palazzo Borromeo è un edificio del periodo gotico (1420), costruito dalla omonima ricchissima famiglia di banchieri toscani, giunti a Milano: sulla facciata si nota infatti il particolare stemma dinastico, con un cammello che simboleggia la stabilità e l’autonomia, metafora perfetta per chi amministra denari. Fu bombardato praticamente del tutto nel 1943, per poi essere nel tempo ricostruito, ispirandosi alle forme originali già dal meraviglioso cortile. Potremmo fermarci qui, perché anche solo affacciarsi dall’esterno vi fa mettere in pace con il mondo.

Ma dai bombardamenti si salvò miracolosamente una sola stanza, in corrispondenza del cortile più intimo, che la famiglia occupava per la propria vita privata. È la Stanza dei Giochi, così definita perché le pareti conservano ancora affreschi originali del 1435, che raffigurano, appunto, dei giochi: dai tarocchi, alla palmata (una sorta di schiaffo del soldato) al gioco della palla. Un tuffo al cuore, sembra di essere circondati da dame e cavalieri, al di là dell’impensabile valore storico e artistico delle opere, che valgono peraltro come importantissimo documento storiografico: si scorgono abiti del tempo, i possedimenti della famiglia (tra cui le celebri Isole Borromee sul Lago Maggiore), le abitudini a palazzo.

La Stanza dei Giochi è dal 2017 lo showroom della Gioielleria Antonini, che all’arte dedica ben più degli sforzi di (magnifica) oreficeria di cui dispone: la sala adiacente a quella dei Giochi è infatti adibita come esposizione per mostre d’arte contemporanea, che la gioielleria patrocina facendo ruotare tre artisti all’anno. Per visitare le esposizioni si può mandare una mail all’indirizzo reperibile sul loro sito. Raramente abbiamo visto tanta bellezza, e soprattutto tanta gentilezza nell’accoglierci per permettere di divulgare questa perla.

 

Palazzo Greppi

Via Sant'Antonio, 12, Milano, MI, Italia

Il sogno di un imprenditore milanese, divenuto conte e responsabile della raccolta dei tributi indiretti, come quello sul sale: Antonio Greppi, che nel 1772 chiamo a lavorare nientemeno che Giuseppe Piermarini, l’architetto che firmò il Teatro alla Scala. Fu il sigillo sulla carriera del Greppi, che annesso al Palazzo (ultimato nel 1778) si fece realizzare un giardino confinante con quello di Palazzo Reale, addirittura.

Oggi è sede dell’Università Statale di Milano, che tiene alcune lezioni e conferenze nella stupenda Sala Napoleonica (nota anche come Sala da Ballo) al primo piano. Prima di questa, due antisale con alle pareti opere di Martin Knoller, e la piccola ma squisita Sala del Camino. Sempre accessibile è invece lo Scalone d’onore, maestoso e completamente affrescato: è il ricordo del conte, che diventato qualcuno finalmente volle farlo sapere a tutti.

Casa dello Zecchiere

Via del Bollo, 3, Milano, MI, Italia

Luigi e Bernardo Scaccabarozzi, padre e figlio (in origine becchini, da cui il nome, scarica-barocci), furono zecchieri di Milano sotto il dominio sforzesco, almeno fino alla metà del ‘500. In quanto tali, ebbero a disposizione la proprietà degli edifici a ridosso della Zecca, che si trova in una zona ancora oggi piena di riferimenti agli uffici del tempo (via Moneta, via della Zecca, via del Bollo). Quando nel 1780 la Zecca fu definitivamente abolita, l’edificio aveva già iniziato la revisione del proprio utilizzo, arrivando a essere semplice casa da mettere a reddito.

Negli anni ’30 del Novecento la proprietà passò alla famiglia che tutt’ora dispone dell’immobile, e alla quale si deve il recupero e il restauro degli ambienti. Un piano sotterraneo è stato ripulito e rinnovato grazie al lavoro dell’architetto Massimo Hachen, che ha permesso di riportare a fare bella mostra di sé quattro colonne di granito a sorreggere volte crociate: qui, apparentemente, poteva trovarsi il caveau della Zecca. 

All’ingresso su strada si possono ammirare delle riproduzioni di una serie di affreschi raffiguranti particolari gatti, come personaggi di favole o romanzi, intenti a interagire con gli umani: si pensa questo sia stato lo studio dello Scaccabarozzi. Al piano superiore, considerato il piano nobile, si trova invece un ciclo di affreschi di particolare argomento, un insieme di allusioni mistiche, anticlericali, fantasiose e satiriche, che si rincorrono per le quattro pareti di una stanza oggi soppalcata. Non di facile datazione né attribuzione, si fanno risalire al 1530 circa, grazie agli stemmi familiari e alcuni riferimenti di personaggi dell’epoca (tra cui un sacerdote sodomizzato…).

Oltre a curare questo particolare tuffo nel passato (oggi adibito a spazio per eventi o atelier), la famiglia proprietaria è parte portante della Onlus BAC, che si pone come obiettivo quello di “fornire prestazioni professionali a chi non ha le risorse per risolvere problemi che rendono necessario l’intervento di persone qualificate”.

Casa Lisio

Piazzale Libia, 15, Milano, MI, Italia

Decisamente meno famosa delle altre costruzioni, ma straordinariamente bella e significativa. Seminascosta in un angolo di Piazzale Libia, Casa Lisio resta oggi come fu eretta negli anni ’30 del Novecento: lo spigolo del palazzo forma un angolo di novanta gradi in bugnato, un motivo architettonico che solo a vederlo riporta ai castelli medioevali. Fu voluto da Giuseppe Lisio, produttore di seta, che a inizio secolo scorso passò dalla sua Chieti a Firenze, fino appunto a Milano, collezionando successi e apprezzamenti per il suo artigianato.

Qui decise di creare un’abitazione per la sua famiglia, e al piano terra il laboratorio, tanto che le inferriate rappresentano ciascuna una fase specifica della produzione della seta: durò poco a causa dell’eccessivo rumore e del disturbo arrecato al vicinato, per cui la fabbrica fu separata dalla casa e si spostò in via Friuli. Già folgorante dall’esterno, custodisce oltre il portone intarsiato un paio di gemme assolute: l’ingresso con scalone in legno e soffitto dipinto, i dettagli nei muri portanti. E appena oltre l’accesso secondario, in Via Silio Italico, un sontuoso affresco che lo stesso Lisio volle farsi dipingere appositamente.

Oggi è proprietà privata, un condominio a tutti gli effetti, siamo riusciti ad accedere grazie alla gentilezza di chi ci lavora. E citiamo: “L’interno è bellissimo. Ma le abitazioni sono ancora più ricche”. Eh.

Residenza Vignale

Via Enrico Toti, 2, Milano, MI, Italia

Il Kaiser Guglielmo II, stando a quanto le dicerie dei suoi tempi dicevano (soprattutto quelle inglesi, che lo prendevano spesso di mira), ebbe figli illegittimi sparsi qua e là. Uno di questi, di fatto Principe austriaco, pare si invaghì di una nobile minore milanese. Per questo motivo si servì di un prestanome, e fece costruire all’architetto Ugo Gattermayer, che ha firmato anche una strepitosa edicola al Cimitero Monumentale: fu completato verso il 1908, e Residenza Vignale fu quindi il luogo degli incontri d’amore clandestini tra Principe e damigella.

Nel 1015 il Principe cadde però in battaglia: da allora si sono alternati vari proprietari, che hanno provveduto a sopraelevare l’edificio negli anni ’50. Esempio di impressionante gusto ed eleganza, al piano terra si incastrano quattro saloni, ciascuno denominato in base al colore delle pareti: uno scalone d’onore porta al piano superiore, dove si trova una biblioteca. Mobili pregiati, intarsi, pavimenti e dettagli sono stati recuperati e restaurati a partire dal 2002, da quando cioè lo studio immobiliare che adesso gestisce la Residenza, l’ha aperta per eventi, mostre, riunioni, congressi.

 

Palazzo Gavazzi

Via Monte Napoleone, 23, Milano, MI, Italia

Costruito nel 1838 su progetto di Luigi Clerichetti (già noto per impegni con famiglie facoltose della Lomobardia), Palazzo Gavazzi divenne poi celebre durante le Cinque Giornate di Milano: fu qui, e nell’adiacente Palazzo Vidiserti, che la resistenza cittadina raccolse il proprio quartier generale, grazie anche al cortile con doppio ingresso (l’altro e su via Bigli) che permetteva un’affluenza più comoda. Era anche però più facilmente attaccabile, per cui il comando fu poi spostato esattamente di fronte, in via Bigli 9, al Palazzo Taverna. Una targa all’esterno ne commemora l’uso glorioso di quei tempi: oggi è sede di showroom.

Locali nelle vicinanze

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Flow

easyPiazza Borromeo, 5, Milano, MI, Italia
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Dry Milano

€€
pettinatoVia Solferino, 33, Milan, Metropolitan City of Milan, Italy
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MaG La Pusterla

€€
easy, vintageVia Edmondo de Amicis, 22, Milan, Metropolitan City of Milan, Italy
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Camparino in Galleria

€€€
pettinato, vintagePiazza del Duomo, 21, Milan, Metropolitan City of Milan, Italy
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Lacerba

easy, vintageVia Orti, 4, Milan, Metropolitan City of Milan, Italy
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Nottingham Forest

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Opera 33

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easy, vintageVia Carlo Farini, 33, Milan, Metropolitan City of Milan, Italy
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Les Rouges

€€
easy, vintageVia Gerolamo Tiraboschi, 15, Milan, Metropolitan City of Milan, Italy

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MILANO IN GIARDINO

Sarà di certo più ridotta nelle dimensioni, rispetto alle altre metropoli europee cui viene spesso paragonata, eppure Milano non manca davvero di nulla. Per ogni momento della giornata, sia essa stressante o serena, piena o pigra, attesa o maledetta, ci sarà un luogo della città adatto a essere visitato.

Alcuni di questi vanno bene sempre. Tra palazzi storici e angoli di bellezza nascosta, si scorgono infatti dei giardini che sembrano bolle di tranquillità dove potersi rifugiare se tutt’intorno è troppo veloce, ritagliare uno spazio se invece si ricerca solo silenzio. E molti di questi scorci di quiete portano con sé storie inaspettate.

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MILANO AL MUSEO

Per gioco, per amore o per interesse personale, ciascuno di noi ha probabilmente provato, almeno una volta nella vita, a coltivare una collezione. La sensazione di portare avanti e custodire una raccolta, che sia monotematica o varia, alimentandola per consegnarla forse ai posteri. E magari sarà durata molto meno di quanto ci saremmo aspettati o avremmo desiderato.

Milano racchiude invece una serie di musei, fondazioni, collezioni private di totale unicità: dalle raccolte di famiglie nobili, agli studi di designer e architetti che hanno tramandato le loro idee e i loro progetti, fino alle pietre miliari della cultura della città o a veri e propri luoghi di riflessione e contemplazione, artistica o introspettiva. Che si tratti di quadri, oggetti o anche solo memorabilia, l’intera città è disseminata di occasioni per conoscere più a fondo animi preziosi. Basta solo trovare la porta giusta.

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MILANO TRA I CORTILI

Passeggiare per le strade di Milano può rivelarsi una straordinaria caccia al tesoro. Fondata dai Romani, del cui Impero d’Occidente fu capitale, divenne poi centro culturale ed economico di un certo rilievo nel periodo Rinascimentale. Con il passare dei secoli, le nuove costruzioni si sono sovrapposte alle antiche, come spesso succede nelle città ricche di storia, senza però per fortuna cancellarle del tutto. 

Gli ariosi vialoni, o le strette stradine: ogni arteria di Milano potrebbe riservarvi sorprese di incredibile bellezza, se solo saprete dove andare a cercare. I portoni più anonimi potrebbero essere scrigni di ricchezza impensabili, e chiedere il permesso a un custode potrebbe essere un lasciapassare per un viaggio nel passato. A ridosso di chiese e monasteri, all’interno di abitazioni nobiliari, o semplicemente al centro di condomini privati: i cortili e i chiostri di Milano raccontano di vite trascorse, che ancora oggi fanno sognare. 

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MILANO DEI MIRACOLI

Lacrime, apparizioni, guarigioni: l’appiglio per chi crede e non ha null’altro, il dubbio per chi vuole capire di più, quando da capire c’è forse nulla. Miracoli a Milano si sono visti sin dai tempi della sua fondazione, e nel corso dei secoli le storie si sono moltiplicate.

I protagonisti sono stati dei più disparati: operai zoppi, poveri buoi, parroci con il mal di gola. A volte è un atto di speranza, altre la speranza di un atto. E anche per chi proprio non concepisce la possibilità di avvenimenti superiori, magari è una buona idea far visita in questi luoghi. Non si sa mai che si possa cambiare opinione.

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MILANO E LEONARDO

L’Uomo Universale, il genio che dipinse, scolpì, costruì, progettò, sconvolse e vide oltre. Leonardo da Vinci a Milano sostò eccome (1482-1499), in una finestra di vita che gli bastò per realizzare giusto una manciata di opere destinate a segnare la cultura dell’umanità. Ci era arrivato in realtà come messo, inviato da Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze, per omaggiare Ludovico il Moro con il suono di una lira progettata da Leonardo stesso (perché sì, era anche un più che discreto musicista). Rimase in quella che allora era una delle più popolose città d’Europa per dodici anni: l’assurdo capolavoro del Cenacolo rimane senza dubbio la traccia più celebre del suo passaggio qui, ma da Vinci ha disseminato per Milano svariati tasselli che contribuiscono a comporre il rompicapo della sua vita.

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MILANO FUORI LUOGO

Ogni volta che vi verrà da pensare, come troppo spesso molti fanno, a quanto Milano sia diventata ormai solo business e schiscetta, date un occhio qui. Perché in mezzo ai grattacieli di Gae Aulenti e il delirio dello struscio in Galleria, negli spazi che il logorìo della vita moderna ha lasciato intatti, potreste trovare degli scampoli di paradiso che vi riporteranno a mille chilometri più lontano, oppure angoli, palazzi e strade che niente hanno a che fare con la città.